domenica 3 febbraio 2008

(Articolo tratto dalla rivista Pscicologia Contemporanea.
Alberto Oliverio, -professore di Psicologia all’Università La Sapienza di Roma, direttore dell’Istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia del CNR- Cervelli Creativi, Nov.-Dic. 1995, pag.22)

Creare, giocare, innovare, dar corpo ad una propria idea: tutto questo non ci rimanda soltanto ad una visione prettamente operazionale del cervello e dell’intelligenza, ma ad un’ottica più generale, in cui la mente prende forma a partire da un complesso gioco tra visioni del mondo, emozioni e desideri.
Cervello e creatività: il mitico emisfero destro.
Le definizioni della creatività sono spesso insoddisfacenti e si riferiscono ad un vasto insieme di atteggiamenti, capacità e comportamenti intelligenti ed innovatori.
Le origini della creatività risiedono infatti nel divario che esiste tra la realtà esterna e la sua rappresentazione mentale, proprio in quanto non esistono esperienze od eventi che vengono rappresentati come tali, senza ciò venire interpretati e sottoposti al vaglio di ipotesi che corrispondono a visioni del mondo: se il nostro cervello si limitasse a registrare informazioni, memorie neutre, assortirle per categoria come una procedura simile a quella di un computer, senza deviare in modo congruo od incongruo, volontario o casuale dalla razionalità analitica e dalle strategie fedelmente logico-computazionali, non vi sarebbero processi mentali plastici, divergenti e creativi. Quando consideriamo la creatività come espressione dell’attività cerebrale, di regola il primo approccio riguarda la separazione delle funzioni dei due emisferi cerebrali: da un alto siamo dotati di attività di tipo logico-simbolico, che si riallacciano alle strutture e alle funzioni del linguaggio e che sono tipiche dell’emisfero sinistro, dall’altro di attività gestaltiche, che sono tipiche dell’emisfero destro e che riguardano la nostra capacità di cogliere i diversi aspetti della realtà anche per i loro risvolti emozionali.
L’emisfero sinistro esercita un ruolo prevalente nelle attività simbolico-linguistiche e in forme di pensiero che potremo definire logico-computazionali.
L’emisfero destro viene invece considerato per le sue capacità d’insieme, per la sua specificità nel trattare informazioni di tipo visivo-spaziale, per il suo essere coinvolto in attività musicali e nella stessa intonazione del linguaggio, un’attività che fa capo a strutture logiche ma che è anche fortemente caratterizzata da valenza emozionali.
Questa separazione delle competenze emisferiche ha spesso portato a delle concezioni in cui la creatività è assimilata alle funzioni dell’emisfero destro, con i suoi processi emotivi e con la sua istintualità, che viene contrapposta alla razionalità dell’emisfero sinistro e ai suoi processi cognitivi di tipo semantico.
Eppure queste due tipologie delle attività mentali, quelle di tipo analitico-cognitivo e quelle di tipo sintetico-emotivo, non sono scisse né dal punto di vista dei loro singoli significati, né da quello delle strutture nervose che le sostengono, strettamente interconnesse dal punto di vista funzionale e strutturale.

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