mercoledì 28 novembre 2007

Andrew Wiles un genio della matematica.

Andrew Wiles un genio della matematica.

Creare la matematica è una esperienza sofferta e misteriosa. La matematica non è una marcia in perfetto ordine lungo un corso sgombro e diritto, ma è un viaggio in una strana terra selvaggia, dove spesso gli esploratori si perdono. (Simon Singh, L’ultimo teorema di Fermat, Rizzoli, Milano 1997, pag.96)
Jacques Hadamard, studioso della creatività, sostiene che esiste uno stretto intreccio tra emozione e cognizione, anche nel caso della creatività scientifica. Nessuna verità può nascere dal genio di Archimede o di Newton senza un’emozione poetica o un brivido dell’intelligenza, che indica come anche le attività cognitive più strutturate, anche quelle degli scienziati ritenuti logici per eccellenza, in realtà comportano una componente emotiva.
Hadamard nota anche che nel processo di scoperta scientifica si può verificare quello che gli anglosassoni definiscono insight, una appercezione improvvisa rilevatrice di qualcosa a lungo ricercato. Numerosi scienziati sembrano confermare una simile possibilità: Karl Friedrich Gauss, l’ideatore delle geometrie non euclidee, riferisce di aver avuto un vero e proprio colpo di fulmine, un momento di turbolenza in cui gli si rivelò l’esistenza di una geometria non tradizionale; anche Friedrich August Kekulé affermò di aver sognato un serpentello che si mordeva la coda e che questa immagine gli suggerì la formula della struttura ciclica del benzene.
L’intelligenza creativa che non procede in modo sequenziale e sistematica ma a salti anziché gradualmente, per analogia e divergenza anziché per strategie convergenti.
Questo aspetto rimanda all’esistenza di una molteplicità di processi intelligenti, di logiche difformi rispetto a quella istituzionale, evidenti a partire dall’infanzia, prima cioè che il pensiero venga strutturato attraverso il linguaggio e le griglie del pensiero adulto, orientato verso un fine prevalente.
La creatività o la genialità fa capo ad un più globale intreccio tra motivazioni interne e sollecitazioni sociali, bisogni e rinforzi, curiosità ed emozioni che nascono dall’aver scoperto o realizzato qualcosa di nuovo. Creare, giocare, innovare, dar capo ad una propria idea non rimanda soltanto ad una visione prettamente operazionale del cervello e dell’intelligenza ma ad un’ottica più generale in cui la mente prende forma a partire da un complesso gioco tra visioni del mondo, emozioni e desideri. (J.Hadamard, La psicologia dell’invenzione, Cortina, Milano 1984)

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