lunedì 3 dicembre 2007

contare all'asiatica


(Articolo tratto dalla rivista di psicologia e neuroscienze Mente&Cervello
Michel Fayol, -professore di Psicologia sociale e cognitiva all’Università di Clemont-Ferrand -, Contare all’asiatica, Gen.-Feb. 2006, pag.78)
A quattro anni, un bambino cinese sa contare fino a 50, un bambino americano o europeo fine a15. Ma non si tratta di abilità innate: a fare la differenza sono i vocaboli con cui le lingue asiatiche indicano. L’ultima inchiesta effettuata dall’ OCSE sugli studenti di quaranta nazioni fino a 15 anni di età conferma le tendenze precedenti. Al primo posto c’è Hong Kong, al terzo la Corea del Sud, al sesto il Giappone e al nono Macao. Globalmente l’Italia si colloca ad un desolante 32° posto, cinque posizioni dopo la Spagna; più onorevole la posizione della Francia, che si colloca al 16°posto, tra Danimarca e Svezia, e un po’ prima della Gran Bretagna e della Germania, mentre a tenere alta la bandiera occidentale sono la Fillandia (seconda) e l’Olanda (quarta).
Questa situazione non è nuova. Negli anni ottanta, scatenò forti reazioni soprattutto negli Stati Uniti (oggi al 29° posto in classifica), stimolando una serie di studi alla ricerca dell’origine della superiorità dei paesi asiatici e delle scarse prestazioni degli alunni americani.
I risultati di varie esperienze ed osservazioni hanno messo in evidenza l’impatto di un insieme di fattori –in particolare la lingua, i comportamenti famigliari, la pedagogia- ma le nostre conoscenze attuali non permettono ancora di determinare il peso rispettivo di questi fattori e le loro eventuali interazioni. I diversi risultati ottenuti hanno portato ad interrogarsi sulle capacità matematiche degli esseri umani, e poi su quelle di altre specie. Negli ultimi vent’anni si sono moltiplicati i lavori sulle capacità aritmetiche di base degli adulti e dei bambini e sui processi cognitivi che intervengono durante lo sviluppo per metterle in moto. Per esempio è stato studiato come si effettuano le addizioni semplici, da quali fattori dipendono l’esattezza e la velocità della loro soluzione, quali sono gli errori più comuni, quando e come bambini finiscono per impararle. Il risultato di questi studi è un’affascinante miscela di influenze culturali e di fattoti (probabilmente) biologici.

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