lunedì 8 dicembre 2008

se insegnassi matematica

25 novembre

Se fossi un insegnate di matematica:
Samek Ludovici collaboratrice dell’IRRSAE Lombardia e dell’Università degli Studi di Milano Bicocca racconta che, visitando una scuola del Conncticut, trovò scritto sulla porta di ingresso di un’aula : In times of change, learners inherit the art, while the learned find themselves beautiffully equipped to deal with a world that no longer exists. –In tempo di cambiamento coloro che continuano ad imparare erediteranno la terra, mentre coloro che si considerano arrivati, saranno meravigliosamente equipaggiati per affrontare un mondo che non esiste più-(P.S.Ludovici, E.Giordano, Laboratori in rete, FrancoAngeli, Milano 2006, pag.13). Ludovici ricorda come il dinamismo della tecnologia abbia caratterizzato l’ultimo quarto del secolo scorso come “tempo di cambiamento” e come oggi una persona sia chiamata ad apprendere nuovi linguaggi e nuove tecnologie per non essere emarginato. Diventa indispensabile l’apprendimento delle materie scientifiche per confrontarsi con la realtà, per capire, progettare, trasformare, trasformarsi. (P.Guidoni, Il bambino, la scienza, la conoscenza, Atti del Convegno “Il bambino e la scienza”, Scandicci 15-17 novembre 1984, La Nuova Italia, Scandicci 1996, pag.174-186). Credo che il compito principale di un insegnante sia quello di condurre gli allievi da una dimensione inizialmente infantile ad una dimensione adulta affinché con il tempo possa giungere ad una dimensione socialmente condivisa della conoscenza.
Quindi se fossi un insegnante di matematica dovrei possedere una conoscenza approfondita della materia d’insegnamento ed una conoscenza dei programmi ministeriali. Inoltre dovrei anche capire come stabilire e trasmettere le conoscenze agli allievi, quale l’ordine di priorità all’interno di possibili argomenti e quali fra questi siano fondamentali e quali facoltativi. Dovrei capire come dosare i tempi, in modo da dare risalto a tutti gli argomenti e permettere la loro assimilazione da parte degli studenti. Il tutto nel rispetto delle leggi che regolano la sua attività in classe e tenendo conto dello spazio in cui si svolge l’attività d’insegnamento stessa. Vorrei una classe laboratorio, dove tale espressione indica non tanto un luogo adeguatamente attrezzato per un’attività particolare, né uno spazio in cui si effettuino esperimenti di varia natura, ma un progetto complessivo basato sul cosiddetto compito di realtà, in collaborazione con insegnanti di altre materie. Una classe laboratorio in cui si sottoscrive con i ragazzi un vero e proprio contratto, nel quale ci si impegna a svolgere i compiti assunti, dove vengono distribuiti compiti e richieste. Sottoscrivendo un contratto i bambini non solo sono allievi che si impegnano liberamente in un’attività, ma divengono anche persone che si caricano di una responsabilità, coinvolgendo nel proprio atteggiamento la classe intera e gli insegnati stessi. Spostando l’attenzione da una sfera puramente individuale al rispetto di un impegno comune che richiede le abilità di tutti, affinché il prodotto finale venga realizzato davvero. In questa classe laboratorio vorrei essere non più l’unico garante e depositario del sapere, non più l’unico punto di riferimento, ma solo un adulto collaboratore che si assume le stesse responsabilità dei ragazzi nei riguardi della realizzazione del compito e si trova ad affrontare i loro stessi problemi(L.Genovese, S.Kanizsa, Manuale della gestione della classe, Franco Angeli, Milano 1994, pag.440).
Se come qualcuno afferma: fare scuola non è solo fare didattica, vorrei e dovrei prestare una costante ed integrata attenzione alle dimensioni socio-affettive e più in particolare alle relazioni affettive nella classe. Consapevole che la classe ha prevalentemente compiti di apprendimento, e che questo apprendimento è condizionato dal clima della classe, dove la presenza di una forte conflittualità non può che ostacolare l’acquisizione del sapere.
Obbiettivi del mio lavoro dovranno essere un’attenta programmazione di itinerari di lavoro in relazione agli obiettivi identificati; un’attenzione e alle caratteristiche del contesto e una progettazione che si sofferma su attività concrete. Il tutto dovrà attuarsi grazie a processi di comunicazione e di interazione.

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